Lapidario romano: Ariminum nel II secolo

Le testimonianze epigrafiche confermano il clima di agiatezza e benessere che connota il II secolo, quando la città è al centro delle attenzioni della corte imperiale: Domiziano e, più tardi, Antonino Pio concorrono a migliorare la qualità della vita promuovendo opere di potenziamento e manutenzione delle infrastrutture.
Incisa su basi onorarie e tabelle in pietra e marmo la “propaganda” imperiale ha nel foro il suo luogo di elezione: qui e in altri punti ben visibili trova spazio anche l’omaggio ai cittadini illustri, come Caius Nonius Caepianus.
La sezione raccoglie una trentina di iscrizioni funerarie incise su monumenti di vario tipo:: l’ara, che richiama la sacralità del sepolcro, il cippo e la più economica stele.  Introdotti dalla classica dedica alle divinità protettrici della sepoltura - gli Dei Mani, spesso citati con le sole iniziali DM- i testi esprimono, pur nella brevità della scrittura lapidaria, i sentimenti legati alla perdita della persona cara, che sia coniuge, genitore, figlio o amico, talvolta rivolgendosi al viandante con formule di saluto (have, vale) o evidenziando lo strazio per una morte prematura con il ricordo degli anni,  mesi e giorni di vita.
I monumenti sono anche decorati da elementi che ne sottolineano il valore religioso (come la brocca e la patera per le offerte), o richiamano la cerimonia funebre (elementi floreali). E infine offrono un’interessante documentazione dell’evoluzione della lingua e della scrittura, che da classica lapidaria tende ad assumere i vezzi della corsiva.